Il vice presidente vicario provinciale delle Acli cuneesi, Paolo Giordano, dottore commercialista, amministratore dell’associazione, nel suo intervento al congresso del 3 ottobre, oltre a ricordare, in sintesi, quanto è stato fatto dalle Acli cuneesi prima e dopo la comparsa dell’epidemia da Covid, ha ribadito con forza che il Terzo settore va sostenuto e che è importante che le istituzioni continuino a riconoscerne il lavoro prezioso e insostituibile, valorizzando quelle reti associative diffuse sul territorio che accompagnano le persone, promuovono solidarietà e sostengono la comunità.
Un accenno importante, da fiscalista, Giordano lo ha riservato alla riforma fiscale e civilistica del Terzo settore.
“Il processo, lungo e ricco di rinvii e ostacoli - ha affermato - è partito e per le associazioni sarà sicuramente un’opportunità poter usufruire della nuova denominazione di “Enti del Terzo settore”.
Come Acli Cuneo abbiamo lavorato e stiamo lavorando e studiando per capire al meglio la riforma (e non è un lavoro semplice) e poter aiutare i nostri circoli ma vorrei fare una considerazione: la riforma nasce per sfoltire quel sottobosco vergognoso di false associazioni e di enti che poco hanno a che vedere col volontariato e che, furbescamente, cercano di beneficiare di agevolazioni non loro. Combattere questo fenomeno è giusto ed è un intento nobile. Lanciamo però un monito alle istituzioni e al legislatore: controllare e far rispettare la legge è sacrosanto; l’importante, però, è non esagerare con eccessivi adempimenti e appesantimenti burocratici perché ricordiamolo: dietro tante belle e sane piccole associazioni ci sono presidenti e consiglieri che dedicano la vita, il loro tempo agli altri e sono volontari che, con poche risorse, la loro personale responsabilità e stringendo i denti, portano avanti a fatica la loro struttura associativa. Queste persone non sono imprenditori commerciali e non si può pretendere che lo siano (non è questa la finalità del no profit). La normativa, per il sano associazionismo, deve essere semplice e intuitiva in modo che tutti, senza eccessivi rischi, la possano rispettare e senza la necessità di costose consulenze e pesanti adempimenti, che vanno semplicemente ad impoverire le risorse destinate alla solidarietà e al fare bene”.
Foto di Quaglia Nicoletta